Testo e foto by The Pill Outdoor Journal
Un panorama spettacolare, distese di verde che accolgono complessi di edifici, la luce del sole primaverile riflessa nelle acque dell’Adige e del Lago di Caldonazzo: il nostro trekking in Vallagarina in poche parole.
La temperatura si alza, la neve si scioglie, il cielo non conta nemmeno una nuvola, l’aria sembra incredibilmente pulita e il profumo esplosivo dei fiori ci avvolge: è il momento perfetto per un’escursione. Soprattutto, una che riesca a riempirci cuore e occhi.
Decidiamo di incontrarci in mattinata per un trekking esplorativo della Vallagarina, con l’obiettivo di raggiungere l’Eremo di Santa Cecilia, noto per l’incredibile panorama che offre. A poco più di venti minuti da Trento, è un percorso che consigliamo ai più esperti e chi vuole sfidarsi sulla camminata in vertical. Attenzione, quando diciamo “i più esperti” non esageriamo: il percorso è impegnativo ed a tratti esposto, consigliamo di godervi l’escursione mantenendo l’occhio vigile e i riflessi pronti.
La partenza: Volano
L’eccitazione di quello che ci aspetta non fa tardare nessuno all’appuntamento. Un rapido check per verificare che attrezzatura ed equipaggiamento siano completi e funzionanti, alle 9.10 siamo pronti per partire per la nostra escursione. Ci lasciamo alle spalle il paese, inoltrandoci verso i boschi circostanti.
Il percorso
Percorriamo i primi sentieri, circondati da migliaia di alberi e accompagnati dai canti degli uccelli delle zone. Seguiamo una stradina che attraversa una zona caratterizzata dai grossi massi caduti nel corso di millenni da quella che sarà la nostra prima e vera propria tappa: il Cengio Rosso, che riusciamo a scorgere tra gli alberi. Più ci avviciniamo alla Falesia, più capiamo che quella che stiamo percorrendo è la parte più semplice del percorso e sicuramente la meno faticosa. Ci godiamo quest’ultima zona boschiva, preparandoci mentalmente alla salita che ci aspetterà.
Il Cengio Rosso e il suo panorama
Arriviamo ai piedi della montagna, luogo che racchiude attrazioni naturali e storico-culturali. Il monte, infatti, è stato teatro di moltissime battaglie della Prima guerra mondiale, dove i reparti dei Granatieri di Sardegna hanno combattuto duramente per difendere la pianura veneta dagli attacchi austro-ungarici. L’immensa parete si presenta luminosa, fortemente in contrasto con il verde circostante, calcata negli anni da climber che si sono divertiti ad aprire diverse vie, dalle più semplici fino a toccare le 8a. Il monte è attrezzato per permettere agli escursionisti di godersi la vista percorrendo la strada sulla parete a strapiombo. La salita sembra davvero infinita, ma non ci lasciamo scoraggiare: sappiamo che il premio che ci aspetta in cima varrà la fatica. I punti più ripidi vengono resi facilmente percorribili attraverso degli scalini, permettendoci di goderci il panorama ad ogni passo. Solo a 15 km da noi, notiamo il Lago di Caldonazzo, famoso per le sue acque limpide, la sua spiaggia e la sua gestione in termini ambientali, caratteristiche certificate dal riconoscimento Bandiera Blu della FEE nel 2021. Il lago è noto anche per la pratica di sport acquatici come sci nautico e la canoa, ideale per chi ama vivere gli sport outdoor rimanendo al fresco anche in estate.
L’eremo di Santa Cecilia
Ormai abbiamo finito di contare da diversi km le goccioline di sudore che ci imperlano il viso per fatica e caldo, ma ci siamo: finalmente davanti a noi si para l’eremo di Santa Cecilia che si incastra perfettamente nel Cengio Rosso. L’eremo è nel territorio del caratteristico paese di Castel Pietra e tocca ben 770 metri di quota. Riprendere il fiato è più complicato del previsto, non tanto per la salita, quanto per il panorama: dire che è mozzafiato è poco. La vista tocca da Trento e il monte Bondone (di cui abbiamo già parlato lo scorso autunno) fino allo Stivio, comprese le zone nei pressi di Rovereto. Questa piccola chiesa solitaria sorge nel 1611 per volontà popolare e ancora oggi accoglie la comunità limitrofa per la Santa messa del 5 agosto, giorno caro per la tradizione Volanese. La struttura ospita due locali, uno utilizzato come ripostiglio e l’altro come cucina per i visitatori.
Ci sediamo sul prato a reidratarci e a goderci il panorama. Respiriamo a pieni polmoni, in silenzio, con i suoni della natura che ci avvolgono, felici di esserci riusciti: abbiamo davvero trovato un percorso che ci ha riempito cuore e occhi, superando ogni aspettativa.