Il naturalista ci racconta di naviganti che scoprirono un’isola nel Mar Rosso, un giorno di una età vicina a Tolomeo.
Naufraghi, stremati e affamati cominciarono a dissotterrare erbe e radici dalla terra.
Vi estrassero una pietra verde simile allo smeraldo a cui diedero il nome di Zebjrged.
L’isola si appropriò di questo nome e in cambio offrì le sue preziose pietre verdi.
Dal tempo dei faraoni fino allo scorso secolo dalle miniere dell’isola venne estratta pregiata olivina apprezzata in tutto il mondo.
Un giorno Zebjrged scomparve, inghiottita nella memoria. Diatribe politiche la cancellarono dalle mappe, l’olivina perse valore e così per molto tempo solo impavidi pescatori si spinsero fin laggiù sfidando venti e intemperie, custodendo il segreto sulla posizione dell’isola misteriosa.
Luglio 1990, un pomeriggio torrido come spesso accade da queste parti, un bar fumoso e un anziano pescatore che sussurra di pescate miracolose nelle acque di un’isola distante dalla costa e battuta da forti venti.
A bordo di due piccole barche navighiamo alla ricerca di Zabargad.
Su un prezioso foglio di carta sono impressi i tratti lasciati dalla matita del vecchio pescatore, indicano una rotta e una posizione approssimativa in mezzo al mare.
L’isola era lì ad attenderci in tutta la sua bellezza. Zabargad emergeva dallo specchio d’acqua.
Non sarebbe mai più scomparsa, inghiottita dalla memoria.
“Topazos che si trova in Mar Rosso a trecento stadi dal continente; siccome è nuvolosa e battuta da forti venti, è cercata a lungo dai naviganti”, così annotava Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia nell’anno 77 d.C.
Backstage
Ho avuto la fortuna di vedere rinascere l’isola di Zabargad partecipando alla prima spedizione di ricerca. Questi privilegi rimarranno compagni di viaggio per il resto della vita. Per molti anni siamo stati gli unici subacquei a spingerci fin laggiù per respirare la magia dell’isola delle pietre verdi e scoprire i suoi fondali marini. L’ho attraversata decine di volte andando a scoprire ogni angolo più recondito. Le miniere di olivina, la laguna dall’acqua color smeraldo dove depongono le uova le tartarughe, i nidi dei falchi pescatori, i relitti sommersi e i fondali marini così ricchi da lasciarmi ancora oggi senza fiato. L’anziano pescatore è esistito veramente e grazie a lui abbiamo potuto ritrovare l’isola dalle pietre verdi.
Massimo Bicciato, fotografo e viaggiatore.