Intervista ad Alessandra Nicoletti, presidente di VDA TRAILERS e ideatrice del TOR®
In un futuro non troppo lontano, negli anni Sessanta, eventi come la maratona di New York erano preclusi alle donne. Si credeva infatti che non fossero fisicamente in grado di correre una maratona, e che addirittura la corsa potesse essere dannosa per la loro salute.
Oggi, dopo molti passi avanti verso una gender equality anche in campo sportivo, esistono ancora pregiudizi e discriminazioni da superare. Eppure la presenza di donne in ruoli chiave in sport come il trail running, più di altri considerato “maschile”, fa ben sperare in un futuro più inclusivo e paritario.
Ne abbiamo parlato con Alessandra Nicoletti, presidente di VDA TRAILERS, ideatrice e direttore di gara del TOR®, la endurance trail che si corre sulle alte vie della Valle d’Aosta.
Quante sono le donne che partecipano al TOR®? E in generale che praticano trail running?
Secondo l’ultimo report dell’ITRA (International Trail Running Association) nel mondo ci sono 1.77 milioni di corridori. Di questi solo il 23% è donna, con un incremento dell’8% negli ultimi 6 anni. L’età media delle donne che partecipano a gare di trail-running è di circa 39 anni (39,2).
Fino a non molto tempo fa si credeva che le donne non fossero fisicamente in grado di correre una maratona, eventi importanti come la maratona di New York gli erano vietati.
Qual è la situazione oggi? E in Italia nello specifico?
Come detto la parte femminile è minoritaria rispetto a quella maschile. In Italia credo che la differenza sia ancora maggiore. La cultura fa una grande differenza, in Italia siamo ancora molto legati ad una visione “maschilista” dei ruoli per cui la donna tende a rinunciare allo svago, anche sportivo.
Mi sembra però che nonostante tutto ci sia in atto un cambiamento positivo e che le donne inizino a dedicare un po’ di tempo in più all’attività sportiva. Questo però non significa che si dedichino alla corsa o al trail running.
Parlando oggi di donne nello sport, e del TOR® in particolare, sembra che il loro ruolo abbia un peso importante. A partire da lei, presidente di VDA TRAILERS, ideatrice e direttore di gara del TOR®.
Ha avuto difficoltà di alcun tipo – per il fatto di essere donna - nel farsi strada in questo mondo?
Sicuramente il mondo dello sport, soprattutto del trail, è molto più maschile che femminile. Come sempre, soprattutto in posizioni apicali, gli uomini sono molto più presenti. Farsi strada non è facile, ma non è impossibile. Quando una donna dimostra carattere viene spesso bollata come arrogante, a differenza dell’uomo che viene definito determinato.
Bisogna avere molto più coraggio e determinazione per riuscire, ma la fatica è pienamente ripagata dalla soddisfazione di esserci riusciti.
Quando e com’è nata l’idea del Tor des Géants®?
L’idea è nata nel 2008. Eravamo un gruppo che già organizzava gare di trail-running internazionali. Guardando una cartina della Valle d’Aosta ci siano resi conto che sarebbe stata la gara perfetta. Abbiamo impiegato più di un anno per mettere a punto il progetto, stabilire dove mettere i ristori e le basi vita, come organizzare il sistema di sicurezza e controllo di gara, capire i costi e soprattutto convincere i nostri futuri partner a seguirci in questa avventura.
Sapevamo che era il momento giusto per proporre una gara di 200 miglia. Abbiamo lanciato il TOR® e abbiamo vinto la scommessa.
Grazie al TOR, è diventata uno dei massimi esponenti del trail italiano, quali responsabilità comporta questo ruolo?
A dire il vero non ci penso. Per me è importante fare bene il lavoro che faccio. Il resto viene da sé.
Quali invece le soddisfazioni più grandi che ha avuto con questo evento?
La soddisfazione maggiore è sapere di donare a chi partecipa al TOR® una grande esperienza di vita. Vedere alla partenza centinaia di persone con le lacrime agli occhi e ritrovarle magari all’arrivo stremate ma felici è impagabile.
Altra soddisfazione è vedere i nostri volontari. Sapere che tante persone si mettono a disposizione dei corridori con entusiasmo e voglia di partecipare, ritrovarli alla cena che ogni anno dedichiamo loro, indossando con orgoglio la maglietta che hanno ricevuto come solo ringraziamento, è bellissimo.