Come è iniziata la tua passione per la fotografia e come sei diventato in seguito un fotografo pro?
La mia passione è nata quando dopo la maturità noleggiai un camper e partii con due amici verso Capo Nord, in Norvegia. È stato il primo viaggio in cui partivo senza avere una data di rientro prestabilita. Siamo stati via poco più di un mese, ma all’epoca mi sembrò un anno. Portai con me una vecchia Nikon FM2 di mio padre, comprai delle diapositive e cominciai a scattare.
La tua fotografia è fortemente connessa all’outdoor, come hai vissuto l’ultimo anno?
È stato stressante. La notte mi sogno i posti a cui sono più affezionato e non faccio altro che pianificare. Ma è anche vero che per la prima volta dopo tanto tempo ho avuto modo di studiare e approfondire aspetti che avevo trascurato. Così facendo da questo anno sono nati tre nuovi progetti che saranno impegnativi, ma allo stesso tempo arricchiranno la mia attività fotografica per i prossimi anni.
Trai ispirazione da qualche fotografo?
Solo da quelli del passato: Fontana, Micheal Fatali e Galen Rowell per il paesaggio, Basilico e Micheal Kenna per l’architettura. Amo anche la visione di architetti come Zaha Hadid, e pittori come Bruegel e Hopper. La fotografia outdoor di oggi è dominata da trend estetici che durano poco e che non hanno molto riscontro con il mercato, quindi non la seguo tantissimo.
Viaggi molto per scattare le tue fotografie, qual è il luogo che non dimenticherai mai e perché?
I miei luoghi preferiti sono Milford Sound in Nuova Zelanda, principalmente perché sembra di essere arrivati alla fine del mondo. Il Canyonlands, uno di quelli luoghi in cui si può godere una fantastica esperienza solitaria dei paesaggi americani senza lo stress del turismo di massa. Infine le risaie cinesi, visitarle è come andare indietro di 400 anni ed immergersi nelle minoranze etniche facendo a meno di internet, elettricità, strade asfaltate e modernità.
Il progetto fotografico che ti rappresenta maggiormente fino ad ora?
Il prossimo! In realtà recentemente ho prodotto un corso di fotografia online che moltissimi fotografi stanno già seguendo. Un altro progetto a cui tengo molto è quello con Rewoolution, brand con cui collaboro da anni e che mi porta a scattare campagne pubblicitarie in giro per il mondo. Mi hanno sempre dato la massima libertà espressiva ed artistica, quindi è un rarissimo caso di lavoro commissionato che posso portare a termine nel modo che preferisco. Mi consente di lasciarmi ispirare dal momento, dalle circostanze e dalla fantasia.
Per scattare in ambiente outdoor bisogna essere pronti a tutto, come gestisci il tuo abbigliamento nel periodo invernale ed in quello estivo?
Sono un vero amante dei tessuti tecnici e non posso fare a meno di magliette traspiranti e gusci. Dovendo muovermi sempre con attrezzature fotografiche, anche la comodità è un fattore importante. Di conseguenza il vestiario a strati è la soluzione ideale in qualsiasi zona del mondo nella quale mi posso trovare. Quando fotografo in zone molto fredde e magari prevedo di passare molto tempo all’aperto senza fare attività fisica intensa, uso piumini in Primaloft o in piuma d’oca.
Sono un vero amante dei tessuti tecnici e non posso fare a meno di magliette traspiranti e gusci. Dovendo muovermi sempre con attrezzature fotografiche, anche la comodità è un fattore importante. Di conseguenza il vestiario a strati è la soluzione ideale in qualsiasi zona del mondo nella quale mi sono ritrovato a viaggiare.
Hai avuto l’occasione di provare i prodotti Rewoolution, i tuoi tre preferiti e perché?
Da quando ho iniziato a lavorare con Rewoolution ho iniziato ad usare i loro prodotti e ho cominciato ad amare la lana merino. Amo la sensazione di avere addosso qualcosa di davvero naturale. Anche quando sudo in condizioni umide questi capi rimangono sempre asciutti, confortevoli e senza odori.
I miei prodotti preferiti sono:
- Nollie, per la sua linea essenziale;
- Nover, per il modo in cui si adatta al corpo, dando la sensazione di grande traspirabilità;
- Cosmic, una sola parola: eccellente;
Ma ci sono anche dei capi di collezioni vecchie con i quali mi sono trovato molto bene negli anni!
Cosa pensi dei capi in lana merino? Che sensazioni hai avuto indossandoli?
Vanno provati. Prima di scoprirli ero un grande utilizzatore dei tessuti traspiranti sintetici, ma al contempo vi trovavo diversi difetti. La sensazione di freschezza e piacere al contatto con la lana merino è una grande differenza quando si passa un’intera giornata all’aperto a lavorare. Infine mi consente di non dovermi spogliare e rivestire in continuazione con il cambiare delle condizioni.
Come credi sarà la fotografia tra 10 anni?
Anni fa occorreva spendere delle cifre molto importanti per fare fotografia a livello professionale. Oggi potenzialmente basterebbe un cellulare di ultima generazione per svolgere bene molti lavori. Probabilmente nei prossimi anni la fotografia sarà ancora di più alla portata di tutti e si potrà fare con dispositivi ancora più portatili. Sarà però sempre più volatile, quindi sarà necessario sviluppare linguaggi e contenuti in grado di durare nel tempo. L’unica certezza è che ci sarà sempre più fotografia nelle nostre vite.