Testo e foto by The Pill Outdoor Journal
Eva Toschi, trentenne (ancora per poche settimane) aspira a potersi definire scrittrice. Nata e cresciuta a Roma, dove ha studiato Giurisprudenza, molto presto ha capito che non amava indossare tacchi alti e tailleur ma più pantaloni strappati e le scarpette d’arrampicata. Autrice del libro “Per la mia strada”, cinque anni fa ha preso una decisione importante per la sua vita, ma la raccontiamo man mano che andiamo avanti con l’intervista.
Quest’anno hai pubblicato il tuo primo libro “Per la mia strada” in cui racconti la tua storia e la scelta di vivere in e per la montagna.
Durante l’università ho iniziato a scalare e man mano che passavo le mie giornate in natura, fuori dal Grande Raccordo Anulare, capivo che era quello lo spazio dove mi sentivo me stessa; dove ero in grado di esprimermi. Quel seme è cresciuto negli anni a venire fino a quando non ho potuto più fare finta di niente ed ho dovuto prendere una scelta: ho comprato un furgone (anche se non è stato così facile come potrebbe sembrare) e ho iniziato a vivere così, inseguendo le mie passioni.
Raccontaci una tua giornata tipo in van.
Dipende molto se sono sola o con amici. Per quanto le amicizie che ho stretto in questi anni sono state importantissime, le giornate che mi hanno più segnata sono quelle che ho passato da sola. Quando sono sola nel mio van mi sveglio con calma, faccio colazione a letto, mi lavo a pezzi nel lavandino della cucina, esco a darmi una sgranchita. Normalmente mi metto subito a lavorare, se dove ho dormito c’è connessione, così poi sono libera di fare quello per cui sono effettivamente in giro in furgone: vivere la natura nel modo che sento più spontaneo in quel momento. A volte è arrampicare (non da sola, s’intende), a volte correre, a volte anche solo camminare e sdraiarmi su un prato a leggere un libro o a scrivere. Quando sono in giro in furgone generalmente cucino un solo pasto, per non sprecare troppo gas, così quando è ora di cena metto su qualcosa di caldo, mi chiudo dentro e mangio, magari davanti a un film. Ovviamente questo se ho tutto quello che mi serve, altrimenti la giornata è condita da spesa, carico e scarico dell’acqua, ricerca di un bel posto per parcheggiare e passare qualche giorno ferma.
Quale compromesso esiste fra passare le giornate in van o a casa? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi?
Essere in casa ha sicuramente dei vantaggi innegabili. Si ha tutto, a portata di mano. Per quanto questo possa essere un bene, tendiamo ad accomodarci e diventare pigri, anche d’animo. Vivere in van, con tutti i disagi che comporta, porta a vivere la vita in maniera più semplice e anche l’animo ne trae giovamento: si inizia a dar valore al le piccole cose che si danno per scontate e si vive tutto un po’ più estremamente, nel bene e nel male. Ora io faccio entrambe le cose, vivere in casa e in furgone, ma se passo troppo tempo in un modo o nell’altro sento l’esigenza di cambiare. Ma alla fine, per me, le giornate in casa sono piacevoli solo se sono la “vacanza” dalla vita in furgone.
La pandemia ci ha insegnato che non serve andare troppo lontano da casa per praticare sport outdoor. Cosa ne pensi?
È vero. Penso che abbiamo allenato il nostro senso di esplorazione per necessità, perché non potevamo fare altrimenti. Penso che esplorare il nostro “cortile” sia bellissimo, anche perché si possono vivere esperienze autentiche anche poco lontano da casa, ma resta il fatto che anche muoversi in ambienti poco familiari è molto stimolante. Penso che la cosa migliore sia continuare a fare entrambe le cose.
Immaginiamo che la vita in van sia tutt’altro che comoda, esiste una “scomodità” alla quale ormai sei affezionata e che non lasceresti?
Ce ne sono molte, ma una scomodità impagabile per me è uscire dal furgone nel silenzio della notte e fare l’ultima pipì prima di andare a letto. Questo gesto semplice per il solo fatto di essere fatto in natura e non in casa mi fa sentire libera, mi fa sentire selvaggia. Mi fa sentire connessa con l’ambiente, come un animale. Ah, ovviamente la carta igienica poi la butto nel mio cestino nel van 😉
C’è un episodio che in questi anni ti ha confermato che questa scelta è giusta per te?
Quando ho scritto il mio libro e ripercorso la mia storia ho avuto tanti momenti per riflettere sulla scelta che ho preso. In questo viaggio a ritroso non ho mai avuto un rimpianto. Avere avuto il coraggio di scrivere di tutto, anche dei momenti più bui, e avere avuto voglia di condividerlo è per me la conferma che ho fatto esattamente quello che dovevo fare.
Scrivere per te significa “andare a fondo”. Quanto scrivere di outdoor e di sport ti aiuta ad essere in contatto con te stessa e col mondo?
Scrivere di quello che vedo, di quello che sento, è tutto per me. Non è un caso che la mia passione per l’outdoor sia cresciuta insieme a quella per la scrittura: l’esperienza e il racconto per me sono complementari, non possono esistere l’una senza l’altro. Scrivere è il mio modo di comunicare a me stessa e a tutto il mondo nello stesso momento.
“Quando ho scritto il mio libro e ripercorso la mia storia ho avuto tanti momenti per riflettere sulla scelta che ho preso.
In questo viaggio a ritroso non ho mai avuto un rimpianto.”
Che ruolo ha lo sport durante le tue giornate?
Più che lo sport in quanto attività fisica, io pratico più che altro discipline outdoor, attività che non solo fanno bene al corpo, ma che mi aiutano ad avere un rapporto più intimo con me stessa e mi aiutano a crescere. Queste discipline hanno un ruolo centrale nelle mie giornate: se non le sto praticando le sto programmando o ne sto scrivendo.
Quali sono gli sport che pratichi di più? In quali home resort preferisci andare?
Vado molto secondo stagione, anche perché mi piace allontanarmi un po’ per ritrovare la motivazione: d’inverno pratico prevalentemente scialpinismo nel resort di casa, Santa Caterina Valfurva (e in primavera nel Ghiacciaio dei Forni), mentre nelle stagioni più calde arrampico. Uno spot che considero casa è la Val Masino ma l’arrampicata per me è anche una scusa per viaggiare, per cui la pratico in giro, dove mi porta il furgone.
Quanto è importante, per chi vive come te, essere correttamente equipaggiati, dall’intimo all’attrezzatura.
É fondamentale. Passo la maggior parte delle mie giornate in natura, spesso in condizioni estreme, e cerco sempre di essere dotata di quello di cui ho bisogno. Il materiale corretto mi permette di vivere le avventure che bramo e di cui poi, quasi sempre, scrivo. Insomma, se si segue questo ragionamento l’attrezzatura mi permette di vivere, in tutti i sensi
Quali sono i tuoi progetti per quest’inverno?
Oltre a proseguire con il progetto che sto sviluppando qui a casa, di sciare tutte le cime della Valfurva e raccontare il territorio tramite questo espediente (dai un’occhiata al nostro sito https://www.valfurvaallyoucanski.it/), ho voglia di sciare anche in posti nuovi. Non ho mai usato lo sci come una scusa per viaggiare, e mi piacerebbe iniziare a farlo. Sul lato scrittura, invece, sto mettendo le basi per due nuovi progetti: un nuovo romanzo e qualcosa di un po’ particolare che riguarderà la natura e lo sci. Ma non posso svelarvi di più.