Intervista a Lisa Borzani, trail runner e coach della TOR® Academy.
Due volte vincitrice al TOR330 – Tor des Geants® e cinque volte atleta della Nazionale italiana ai Mondiali di ultra-trail, Lisa Borzani è senza dubbio una delle più forti interpreti del trail running azzurro.
Ad un ricco palmarès internazionale affianca l’attività di coaching che svolge insieme al marito Paolo Pajaro, ultratrailer e istruttore certificato CONI, organizzando corsi e trail camp in Valle d’Aosta, per adulti e bambini, con la società Trailored4You da loro fondata.
A noi di Rewoolution ha raccontato la sua passione, condividendo suggerimenti per chi si prepara ad affrontare il TOR® a settembre 2021, tra le endurance race più dure al mondo.
Trail Running, come è nata la passione e come si è trasformata in un lavoro?
Ho iniziato a correre da bambina. Mio padre partecipava alle maratone, così anche io ho cominciato a correre su strada. Quando ho conosciuto mio marito Paolo, amante della montagna, la passione si è evoluta verso il trail running. Nel 2011, lui si è iscritto al Tor des Geants e io l’ho seguito per assisterlo nella competizione. Da lì è stato un crescendo.
Complice una frana che ci ha fatto perdere la casa in Veneto, abbiamo deciso di trasferirci in Valle d’Aosta, in un paese a 1.750 mt, ed entrambi siamo diventati istruttori di trail certificati. Da tre anni ci dedichiamo a corsi e ad allenamenti a distanza, e abbiamo dato vita a camp. Dopo aver lasciato il lavoro in banca, ora mi dedico full time alla società sportiva creata con mio marito: Trailored4You.
Quali sono le più grandi difficoltà incontrate sul suo percorso e quali le più grandi soddisfazioni ottenute nel ruolo di atleta?
I più grandi traguardi sono stati le vittorie al Tor des Geants® e la partecipazione ai campionati del mondo di trail: rappresentare l’Italia è un grande onore.
Le difficoltà invece le ho incontrate sul lavoro. Conciliare il lavoro in banca full time e gli allenamenti era diventato un problema. Credo che se al mio posto ci fosse stato un uomo ad ottenere risultati di alto livello nello sport sarebbe stato più facile per lui ottenere il part-time, anche senza avere figli da accudire. Per il resto condivido tutto con mio marito, capisce benissimo cosa faccio, mi aiuta e mi supporta.
Sono numerose le donne che praticano questo sport? Incontrano difficoltà in più rispetto agli uomini?
Ancora non esiste una cultura sportiva femminile abbastanza sviluppata. Abbiamo avviato dei corsi soft indirizzati soprattutto alle donne, ma convincerle a partecipare non è facile, si sentono inadeguate, quando in realtà chiunque, con i propri tempi, può ottenere risultati. L’importante è darsi obiettivi adatti alle capacità e al tempo a disposizione, senza necessariamente puntare a vincere il TOR. Da parte delle donne stesse c’è reticenza, spesso sono loro che si autoescludono. C’è ancora un senso di inadeguatezza.
Bisogna dire poi che ci sono gare in cui gli uomini vengono celebrati, da parte dell’organizzazione, con un’accoglienza strepitosa, mentre quando la donna arriva al traguardo non c’è nessuno ad aspettarla – anche se è una donna che ha fatto un tempo lodevole, magari meglio del primo uomo. Per non parlare di alcune gare su strada in cui, almeno fino a qualche anno fa, il montepremi maschile era diverso da quello femminile.
Può dare qualche suggerimento a chi si sta preparando al TOR di settembre.
È fondamentale cominciare a prepararsi per tempo, con distanze sempre crescenti, andando ad aumentare gradualmente sia i chilometri che il dislivello. Se l’obiettivo è arrivare in fondo alla gara, bisogna stare sulle gambe, abituare la struttura fisica a sostenere il carico di tanti metri in salita e, soprattutto, in discesa. Ciò che può impedire di raggiungere il traguardo è l’infortunio.
Quanto tempo ci vuole per prepararsi e quanto impegno?
Tutto dipende dalla preparazione dell’atleta. Se si tratta di un neofita bisogna iniziare molti mesi prima, se invece è uno sportivo, appassionato di montagna, abituato a camminare e con alle spalle un buon numero di chilometri, si tratterà di intensificare l’attività nel periodo primaverile ed estivo, per arrivare a fare il TOR e goderselo.
Perché si dovrebbe partecipare all’allenamento della TOR Academy? Come si svolge?
Iniziamo con un questionario che va a indagare sulle caratteristiche della persona che abbiamo davanti: peso, altezza, il suo passato e il suo livello sportivo, se ha già fatto trail o meno. Chiediamo che tipo di sentieri ha vicino a casa, e quanto tempo ha a disposizione per allenarsi.
Cerchiamo di capire se il suo profilo e la disponibilità di tempo sono compatibili con la gara che ha scelto. Se, per esempio, ha soltanto due ore a settimana, suggeriamo di non partecipare al TOR e magari lo indirizziamo verso altre gare.
Per prepararsi al TOR è necessario dedicare diverse ore, almeno nel weekend, a percorsi lunghi in montagna. I nostri allenamenti prevedono anche notti fuori, sui sentieri, per abituarsi a quello che troveranno in gara. Durante i nostri camp facciamo simulazioni del TOR sui sentieri in notturna.
Allenamento a distanza, pro e contro.
Quest’anno ci sta andando di lusso, se paragoniamo la situazione al lockdown dell’anno scorso. Adesso il problema più grosso è solo per chi abita in pianura e non può recarsi in montagna o in collina. Chi in questi mesi ha avuto meno tempo a disposizione, perché per esempio aveva i ragazzi in DAD, ha potuto iniziare ad allenarsi con la corsa in piano e il potenziamento muscolare, con un lavoro specifico da casa.
Il coaching a distanza è un piano di allenamento personalizzato, cucito sulla persona, da qui il nome Trailored4You della nostra società sportiva (dalla fusione di tailored e trail: un programma di allenamento cucito su misura per te, n.d.r.). Di settimana in settimana sento i miei atleti, per capire cosa possono fare, anche in base alla zona in cui si trovano, rossa, arancione o gialla.
In Valle d’Aosta abbiamo corsi anche in presenza, sia per adulti che per bambini. Per i bambini abbiamo corsi, in gruppi da 10-12, suddivisi in due fasce di età, 4-6 e 7-12 anni, che prevedono attività stimolanti, ludico motorie, che sviluppano la multidisciplinarietà, attraverso percorsi a ostacoli, gare e staffette. D’estate partecipano ad uscite di una giornata o due, dormendo fuori nei rifugi.
Possiamo dire che la pandemia abbia avuto almeno un effetto positivo, quello di farci riscoprire sport meno popolari da praticare all’aperto.
Nella sfortuna di questa situazione pessima che stiamo vivendo, il nostro sport ha acquisito più popolarità proprio perché si svolge all’aperto e permette il distanziamento. In Valle d’Aosta in inverno si pratica quasi unicamente lo sci, il trail non era considerato uno sport praticabile anche nella stagione invernale. I bambini sono di esempio, affrontano senza problemi qualunque condizione climatica e fanno attività all’aperto anche con la neve.
Chi pratica lo sci di fondo poi ha capito che il trail, praticato in primavera e in autunno, può avere una funzione propedeutica, mentre chi nei mesi scorsi non ha potuto sciare si è tenuto in forma con la corsa.
Lisa Borzani
Atleta di trail running e Coach della TOR Academy.Tra le più forti interpreti del trail running azzurro, Lisa Borzani ha...